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Castigat ridendo mores

L'amnistia del 1989 che salvò il Partito Comunista

Il provvedimento di clemenza varato 24 anni fa estinse reati come il finanziamento illecito ai partiti. Così i dirigenti del Pci evitarono di essere perseguiti per il denaro ricevuto dall'Urss e per le tangenti sul commercio Est-Ovest

Alla superiorità morale del Partito Comunista tanto sbandierata da Enrico Berlinguer ormai non crede più nessuno, anche perché sarebbe sufficiente analizzare i legami del Pci con il mondo dell'imprenditoria e della finanza più a fondo di quanto non fecero i magistrati dell'epoca di "Mani pulite", per comprendere che in realtà nel sistema marcio della prima repubblica i comunisti avevano un ruolo tutt'altro che secondario.
Ma visto che in questi giorni si discute di amnistia, è utile anche ricordare un altro episodio illuminante (e troppo spesso trascurato) legato proprio all'ultimo provvedimento di clemenza adottato dal parlamento nel lontano 24 ottobre 1989. L'amnistia altro non è che una causa di estinzione del reato e consiste nella rinuncia, da parte dello Stato, a perseguire determinati reati. Si tratta di un provvedimento generale di clemenza, ispirato, almeno originariamente, a ragioni di opportunità politica e pacificazione sociale, ma può essere adottato anche per risolvere il problema del sovraffollamento carcerario. Occorre ricordare che, mentre l'amnistia estingue il reato, che quindi è come se non fosse mai stato commesso, l'indulto estingue solo la pena.
All'epoca, tra i reati cancellati, ci fu anche quello legato al finanziamento occulto ai partiti, senza cioè registrazione a bilancio. Ne beneficiarono tutti, compreso il Pci-Pds che, per stessa ammissione dei dirigenti, aveva ricevuto sussidi dal Partito Comunista sovietico, quindi dall'Urss, ovvero da uno stato nemico militare dell'Occidente e dell'Italia, contro cui teneva puntati i missili. Ricevere finanziamenti di questo tipo significa essere sul piano dell'eversione. In un estratto di un articolo pubblicato anni fa sul sito old.radicali.it, si possono conoscere meglio i dettagli:
"L’art. 2 comma 1 concede l’amnistia per 'le false fatturazioni a proposito di attività commerciali svolte da enti pubblici e privati diversi dalle società che non hanno per oggetto esclusivo o principale l’esercizio di attività commerciali', fra cui rientrano, com’è ovvio, proprio i partiti e i sindacati.
Ma soprattutto questa legge stabilisce all’art.1 comma A l’amnistia per i reati non finanziari con pena edittale non superiore a 4 anni, fra cui, guarda caso, rientrano quelli previsti dalla legge del 195/1974 sul finanziamento pubblico della politica, che sanzionava con pene proprio fino a 4 anni di reclusione chiunque avesse dato o percepito finanziamenti da parte di società pubbliche e private senza registrazione a bilancio. Questa legge portò all’amnistia dei reati commessi fino al 24 ottobre 1989, e si noti che l’impossibilità per le Procure di perseguire tali fattispecie criminose ha comportato spesso anche l’impossibilità di disvelare reati più gravi (come concussione, corruzione e ricettazione) non soggetti ad amnistia e spesso associati ai primi nelle inchieste di Tangentopoli.
(...) Ora, è fatto noto, ed ammesso dagli stessi responsabili, che il PCI abbia percepito per anni finanziamenti esteri da parte del PCUS: proprio nel 1989, la Procura di Roma stava svolgendo indagini che naturalmente, a seguito dell’approvazione di quella legge, si interruppero. E tra l’altro l’ex PCI dichiarò che i finanziamenti dall’URSS erano proseguiti proprio fino al 1989, e non pare proprio un caso. E’ difficile ricordare un provvedimento più tempestivo…"
La scappatoia, però, non salvò il Pci-Pds solo da possibili inchieste sui rubli di Mosca, ma anche da altre indagini sulle tangenti sull'import-export di acciaio tra Europa occidentale e orientale. Chissà se i militanti di sinistra che lanciarono le monetine a Craxi nel 1992 erano a conoscenza di tutto ciò. Difficile. Su "Il Giornale", nel 2006, furono rivelati i dettagli di quelle operazioni illecite:
"È la procura di Torino che invece ebbe a indagare per prima sulla Eumit Intereurotrade (Euro union metal italiana Torino) ossia una società che promuoveva import-export di acciai con i paesi comunisti. Un classico del Pci vecchia maniera: la società era stata fondata nel 1974 dal Partito comunista e da una banca della Germania Est, la Deutsche Handelsbank, ovviamente sotto l’occhio attento del servizio segreto Stasi. Poi il fascicolo confluì a Milano e in mille altri rivoli: con ciò divenendo un dedalo di cui si è sempre scritto e capito poco, complice la spaventosa difficoltà di raccogliere documentazioni oltrecortina; senza contare che una banca austriaca, in particolare, non ha mai risposto alle rogatorie chieste dalla Procura di Milano, e questo senza che il Pool scatenasse il finimondo. Non si tratta di cifre da poco, ma di qualcosa come sedici miliardi di lire che sono passati dalla Eumit al Pci tra il 1983 al 1989, estero su estero: i reati prospettati furono frode fiscale, bancarotta fraudolenta e finanziamento illecito al partito; gli indagati furono Achille Occhetto, Renato Pollini e Marcello Stefanini. Un prestanome del caso, certo Brenno Ramazzotti, ex funzionario del Pci, faceva la parte del Greganti di turno.
(...) Per farla breve: come ricostruì la Procura di Torino, "realmente vi furono illecite erogazioni da Eumit al Pci, il cui segretario era allora l’'on. Achille Occhetto, e i segretari responsabili erano allora sia Stefanini sia Pollini. Tanto è attestato dalla logica, dal riscontro documentale, dalle univoche risultanze della rogatoria in ambito della Ddr". La Eumit era una società autentica che faceva profitti autentici, beninteso: ma sino al 1989, ossia sino al crollo della cortina di ferro, rappresentava una sorta di passaggio obbligato per tutte le imprese italiane che volevano fare affari con l’Est: bisognava passare di lì e pagare una commessa, una tangente, un pizzo che poi finiva al Partito. Tutto questo è appurato nelle sentenze, al pari della sussistenza di un finanziamento illecito che tuttavia «cessò prima della fine del 1989, data in cui la funzione di illecito strumento di erogazione della ricchezza di Eumit venne meno»; senza contare la nota amnistia che vi fu nello stesso anno. Nella sentenza di archiviazione dell’estate 2000, non si ravvisano i reati di falso in bilancio e bancarotta, ma per tutto il resto (corruzione, finanziamento illecito, reati fiscali) intervennero la prescrizione e l'amnistia."

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